La frattura del malleolo è molto comune tra gli atleti e i praticanti di attività fisiche intense, soprattutto in seguito a traumi diretti o indiretti alla caviglia, questa condizione può darsi anche in combinazione con la distorsione di caviglia.
Infatti soprattutto nelle persone anziane questa condizione è dovuta ad un meccanismo distorsione dell’articolazione, combinata con un colpo diretto sul malleolo.
In questo articolo, verranno esaminate le cause della frattura malleolare, i trattamenti fisioterapici sia con terapie conservative che chirurgiche e il recupero necessario per ritornare alla pratica sportiva.
Cosa è il malleolo
Il malleolo non è un osso, infatti è l’estremità distale del perone, ma anche della tibia. Infatti si dice malleolo peroneale o esterno e malleolo tibiale o interno. Generalmente quello soggetto a rottura a quello esterno o peroneale, questo si deve al fatto che il perone è un osso molto meno resistente, dovuto alla sua forma più affusolata, rispetto a quella della tibia. Un altro motivo del maggior numero di lesioni al malleolo esterno rispetto all’interno risiede del maggior numero di distorsioni dei legamenti esterni rispetto a quelli interni. Ciò si deve alla naturale tendenza del piede a collassare verso l’interno invece che verso l’esterno. Nonostante occorrono anche distorsioni e rotture del malleo interno, anche se sicuramente con meno frequenza rispetto al malleolo peroneale
Cause della frattura del malleolo
La frattura del malleolo può essere causata da molti fattori, tra cui traumi diretti o indiretti alla caviglia, cadute da altezze elevate o torsioni eccessive del piede.
I traumi diretti sulla parte esterna della caviglia infatti possono arrivare a produrre una lesione ossea sulla parte distale del perone, appunto il malleolo. Questo metodo di lesione è abbastanza comune, in quanto questa zona è spesso soggetta a contatti, è questo il caso che spesso osserviamo nei calciatori. Dovuto al trauma diretto di un calcio dell’avversario, si rompe la parte finale del perone, causando appunto la frattura del malleolo.
Un altra causa di frattura del malleolo si definisce indiretto. In questo caso non c’è un colpo diretto al malleolo, invece accade che a seguito di una forte distorsione dei legamenti laterali della caviglia che si insertano appunto sul malleolo peroneo. Questo provoca una grande tensione sul malleolo che tirato dei legamenti subisce una lesione sulla superficie ossea.
Gli atleti che praticano sport con cambi di direzione improvvisi, come il calcio, tennis, sci o il basket, sono più esposti al rischio di frattura malleolare, ma anche le persone che praticano motociclismo o semplicemente usano lo scooter per gli spostamenti sono esposti a questa problematica poiché rischiano di subire traumi diretti sulla caviglia.
Frattura del malleolo e diagnosi
Quando ci si trova davanti ad un paziente che ha sofferto una frattura del malleolo, ci troviamo difronte ad una serie di sintomi e segni molto caratteristici che consentono di individuare rapidamente la causa.
Sintomi di frattura del malleolo:
- Edema
- Dolore
- Tumefazione
- Deformità
- Incapacità di sostenere il peso
Trattamenti fisioterapici con terapie conservative
La fisioterapia rappresenta il trattamento di prima scelta per la frattura malleolare, essa può includere l’utilizzo di tutori o ortesi per immobilizzare la caviglia, il riposo e la riduzione dell’attività fisica. Questa strategia ha come obbiettivo quello di ridurre il più possibile il carico sull’arto lesionato per concedere tempo ai tessuti di ripararsi in modo naturale. È infatti molto importante evitare il carico dopo questo genere di lesioni, per fare in modo che l’osso possa rimarginarsi nella maniera corretta. Infatti quando ci si trova davanti ad un paziente con una frattura del malleolo non bisogna dimenticare che questi paziente soffrono un’elevato grado di instabilità articolare, infatti il malleolo sia peroneale che tibiale offre un canale dentro il quale astragalo parte inferiore della tibia possono scorrere liberamente. La frattura del malleolo delimita l’assenza di una delle due pareti laterali che delimitano questo spazio. Ne consegue che la stabilità ne è seriamente compomessa.
Il ruolo del fisioterapista nei primi momenti dopo la liberazione parziale dell’immobilizzazione è quella di aiutare il paziente a riprendere gradualmente la mobilità articolare e ridurre il più possibile edema ed ematoma che si saranno formati all’interno dell’articolazione della caviglia
La fisioterapia mira a ridurre il dolore, migliorare la mobilità articolare e la forza muscolare nella zona interessata. La terapia manuale, come il massaggio e la mobilizzazione articolare, può aiutare a ridurre il gonfiore e migliorare la circolazione sanguigna nella zona colpita. Graazie a questo tipo di tecniche infatto è possibile velocizzare la guarigione dell’articolazione. Infatti è importante mgliorare quanto prima la mobilità articolare, per permettere al paziente di camminare in maniera più efficace e ridurre la zoppia che si osserva in questi pazienti.
Propriocezzione
Successivamente sarà di fondamentale importanza il recupero della forza dei muscoli dell’arto inferiore, specialemente dei muscoli del polpaccio, i quali frequentemente soffrono un processo di atrofia, data la lunga immobilizzazione alla quale questi pazienti sono sottoposti. Non è secondaria invece il recupero di una qualità particolarmente importante come la propriocezione. Questa qualità infatti è molto compromessa nei pazienti che subiscono un’immobilizzazione prolungata. In questi pazienti si osserva una riduzione considerevole della capacità di predizione della posizione articolare del piede. Quando questa capacità è ridotta il paziente viene esposto a cadute e future distorsioni
Trattamenti fisioterapici post chirurgia
In alcuni casi, quando l’articolazione non è stabile, la frattura malleolare richiede un trattamento chirurgico. Questo ha come fine quello di assicurare la stabilità articolare di un’articolazione importante e sotto stress come quell della caviglia. La chirurgia può essere necessaria per riparare le fratture più gravi o quando la frattura non riesce a guarire con la terapia conservativa. Si rende anche necessaria la chirurgia quando il paziente ha un’alta richiesta funzionale, come nel caso di uno sportivo professionista. Infatti assicura un recupero più rapido, dato il tempo di immobilizzazione minore ed un rischio di ricadute minore, anche grazie alla stabilità meccanica, fornita dai mezzi chirurgiche come le viti o le placche. La fisioterapia dopo l’intervento chirurgico mira a ripristinare la funzione della caviglia, migliorare la mobilità, ripristinare i livelli di forza pre-lesione e rieducare il soggetto alla camminata, corsa e altre attività sportive.
Qunado il paziente si sottopone a questo tipo di pratiche chirurgiche è richiesto un periodo di immobilizzazione, in genere con un tutore. Questo serve a fare in modo che viti e chiodo aderiscano nel modo corretto all’osso circostante, assicurando una tenuta ottimale ed una stabilità.
La fisioterapia che si realizza in questo tipo di pazienti, deve porsi come principale obbiettivo terapeutico quello di migliorare la mobilità della caviglia e ridurre l’edema articolare. Al contemopo però è fondamentale rispettare la stabilità ed il tempo necessario a far si che viti e chiodi realizzino il lavoro di miglioria della stabilità articolare. Infatti durante il processo riabilitativo è sconsigliabile muovere con una pressione eccessiva il piede del paziente verso la flessione, con il rischio di lesione del materiale chirurgico
Una parte importante della riabilitazione è sicuramente la valutazione finale che si realizza sulla simmetria di forza tra gli arti, così come sulla capacità di salto e di dissipamento della forza dopo di esso. È cruciale, tornare allo sport con un livello di simmetria alto, con il fine di evitare ricadute che potrebbero compromettere il percorso terapeutico.